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La cardiochirurgia a Reggio,il pensiero di Giuseppe Raffa: "Ai vecchi campanili, ora si aggiunge quello sanitario".

“Ai vecchi campanilismi, adesso si aggiunge quello sanitario. Nonostante la Regione sia una, lo spettro delle Calabrie aleggia su segmenti di popolazione che non si rassegnano al progetto di razionalizzazione territoriale delle strutture e dei servizi di eccellenza sanitaria. La cardiochirurgia a Reggio Calabria fa riemergere vecchi provincialismi che quarant’anni di regionalismo non sembrano aver cancellato. In virtù del riassetto della rete sanitaria regionale – siamo nel 2010 – la Città dello Stretto fu indicata come una delle sue sedi delle strutture di eccellenza, denominate ‘Centro cuore’, da istituirsi in Calabria”.

 La cardiochirurgia a Reggio,il pensiero di Giuseppe Raffa: "Ai vecchi campanili,  ora si aggiunge quello sanitario".

Giuseppe Raffa

 

 Il presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa, interviene nel dibattitto sulla cardiochirurgia in Calabria, anche rispetto ad alcune rivendicazioni territoriali che auspicano che i due centri  d’eccellenza vengano collocati a  Catanzaro.  Agli Ospedali riuniti, dopo quella decisione, è stata realizzata la struttura che, nonostante siano stati spesi una ventina di milioni di euro, avviata l’attività di reparti collaterali e l’acquisto dell’apposita  strumentazione, non è mai entrata in funzione.  Per il presidente Giuseppe Raffa  il piano di razionalizzazione sanitario regionale “ sanciva una giusta distribuzione delle strutture sul territorio che è fondamentale  per la tutela della salute di tutti i calabresi. L’emigrazione sanitaria – afferma  – non è  solo quella  verso altre  regioni del Paese, ma anche la necessità dei nostri  pazienti di spostarsi, a volte in condizioni precarie se non impossibili, in strutture sanitarie che operano all’interno della stessa Calabria. Nella cardiochirurgia un ruolo fondamentale lo gioca la tempistica : prima avviene l’intervento,  maggiori sono le possibilità di riuscita  e minori i danni irreversibili nel paziente. La difficoltà nei collegamenti stradali e l’atavica carenza dei servizi di mobilità privata, in caso d’urgenza, diventano fatali per la vita delle persone. Ecco perché la pretesa di concentrare le due cardiochirurgie in una sola città non è solo un pericolo per la salute dei calabresi, ma anche portatrice di non meglio identificati interessi.  E’ inutile far finta di indignarsi di fronte ad illogiche pretese. Qualsiasi scelta, infatti,  deve essere adeguata al numero di popolazione presente sul territorio e, in questo caso, sarebbe davvero impensabile  escludere  un bacino di seicentomila abitanti dal sacrosanto diritto alla salute”.

a.l./

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