"Cardiochirurgia di Reggio, è inopportuno affidarla alla gestione privata", il presidente Raffa perplesso sulla strategia della Regione Calabria
L’istituzione della cardiochirurgia presso il presidio ospedaliero “Bianchi – Melacrino – Morelli” di Reggio, come abbiamo avuto modo di sostenere in passato, rappresenta un importante risultato ottenuto dalla Città dello Stretto che con tale struttura sanitaria elimina il gap esistente anche con altre aree della stessa regione. Fin qui tutto bene. Quello che però suscita riserve e grosse perplessità è l’idea di privatizzare questo centro d’eccellenza affidando a professionisti esterni anche la conduzione. Una scelta che riteniamo inopportuna per tutta una serie di motivazioni, iniziando dagli enormi costi che la collettività sarà costretta ad accollarsi. In questo momento di crisi del Paese basta usare alcune paroline ‘magiche’, come spending review o risparmio della spesa pubblica, per mettere in atto strategie che non convincono né sul versante economico né su quello della qualità delle prestazioni. Una struttura privata, dunque, dovrebbe operare all’interno di un ospedale pubblico a cui spetterà, in quanto proprietario, anche l’obbligo delle spese della manutenzione dei locali, creando così anche una preoccupante commistione. A quanti sono pronti a sostenere che la struttura, ancorché gestita da privati, opererà, in termini di prestazioni all’utenza, da soggetto della sanità pubblica, chiediamo qual è il rapporto tra costi e benefici. Nella privatizzazione, in molti (e forse non hanno tutti i torti) vedono la strategia, a mio avviso sbagliata, di affidare un servizio strategico e con grosse potenzialità di sviluppo a chi gestirebbe la sanità anteponendo al bene comune i propri interessi di bilancio. E mentre l’America con il presidente Barack Obama ha avviato una riforma epocale allargando alle fasce sociali il diritto alla sanità pubblica, qui da noi succede il contrario.
I cittadini, sempre più costretti a stringere la cinghia, giustamente, si chiedono se quella della privatizzazione sia la scelta ottimale e se prima del bando per l’affidamento del reparto di cardiochirurgia dei ‘Riuniti’ siano state prese in esame altre possibilità. Ad esempio, come si sostiene da più parti ( sia a Messina che a Reggio), l’interessamento dei vertici dell’Azienda ospedaliera ‘Papardo – Piemonte’, in particolare dell’Unità Operativa complessa di cardiochirurgia ( diretta dal dott. Patanè) ad ottenere l’affidamento per la conduzione dell’omologo reparto di Reggio. Percorrendo questa strada, la Cardiochirurgia reggina avrebbe la possibilità di affidarsi a specialisti di grande esperienza, riducendo al minimo i costi di gestione e non appesantire, in tal senso, i già asfittici bilanci del settore della sanità calabrese.
Inoltre, sarebbe questo un esempio concreto per riempire di contenuti una volontà politica, quella dell’area integrata dello Stretto, più volte sbandierata e mai realizzata.
Se quest’accordo, com’è auspicabile, dovesse concretizzarsi, si aprirebbero nuovi e più interessanti scenari, ad esempio la possibile creazione di un centro trapianti di cuore attualmente assente in Calabria, atteso che il Direttore del dipartimento Peloritano dispone delle autorizzazioni ministeriali per effettuare questo tipo di interventi.
Ritengo, pertanto, che la realizzazione di un Dipartimento cardiochirurgico interaziendale consentirebbe di utilizzare al meglio le potenzialità di entrambe le strutture ospedaliere: una gestione, questa, tra due realtà geograficamente limitrofe che garantirebbe l’erogazione di un servizio di altissima qualità e professionalità e, nel contempo, l’ottimizzazione dei costi di gestione.
Dr Giuseppe Raffa
Presidente della Provincia di Reggio Calabria